I recuperi con paranco - introduzione

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Versione delle 13:59, 15 gen 2013, autore: Francesca.danesin (Discussione | contributi)

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Nella pratica del torrentismo è diffusa l’idea che questa sia un’attività da svolgersi in discesa, tant’è vero che si sono illustrate tecniche di soccorso nelle quali l’infortunato viene calato. Quest’affermazione è effettivamente corretta, ma è anche vero - soprattutto parlando di autosoccorso - che, spesso, recuperare una persona verso l’alto possa risolvere diverse situazioni.

A volte sono situazioni banali, quali una corda che sia andata in blocco contro l’ancoraggio o un piede incastrato. In altre occasioni, invece, un recupero può significare una sistemazione più confortevole per l’infortunato, se non impedire che lo stesso sia calato in una pozza con acque turbolente, entrando nella quale si potrebbe mettere la sua vita in serio pericolo. Non bisogna dimenticare, infine, l’eventualità di uscire da una forra risalendo.

Le tecniche conosciute sono molte, ma alcune risultano troppo complicate per chi ha poca dimestichezza, mentre altre risultano semplicemente inefficaci. Si è quindi optato per la spiegazione di poche tecniche, scelte tra quelle più semplici ed efficaci, e che richiedono poco spazio per gestire la manovra, come capita normalmente sugli ancoraggi usati in forra. Inoltre, le tecniche illustrate prevedono l’impiego di una quantità di materiale estremamente ridotta, tenendo presente quella che dovrebbe essere la dotazione individuale normale di un torrentista.

Per quanto riguarda i paranchi, bisogna innanzitutto conoscerne la classificazione: normalmente, si denominano i paranchi in base al rapporto tra la resistenza del carico da sollevare e la forza che viene applicata; si avranno così paranchi di seconda, terza, quarta, ecc., intendendo che la forza esercitata sarà 2, 3, 4, volte quella applicata. Questo in linea teorica, poiché nella realtà entrano in gioco una serie di attriti che riducono l’efficacia del paranco. Si pensi, ad esempio, ad una corda che scorra attorno a un moschettone oppure in una carrucola. Ed anche tra diversi tipi di carrucole gli attriti possono cambiare.

Si tenga presente che vi è un rapporto diretto tra la riduzione della forza applicata per il recupero e la quantità di corda recuperata: ad esempio, dimezzando la forza da applicare, si dimezza anche il sollevamento. Pertanto, meno fatica si fa e maggiore è la lunghezza di corda da recuperare.

È inoltre molto importante la direzione in cui tirare, che determina la forza applicata sul paranco; per quanto possibile, bisognerà evitare di incrementare il carico che agisce sull’ancoraggio, alleggerendo invece il peso su di esso durante la fase di recupero. La corda andrà pertanto tirata sempre verso monte, dal basso verso l’alto. Tra l’altro, è anche importante che le corde del paranco siano parallele alla corda da recuperare, così come lo deve essere la direzione del tiro, per non disperdere le forze applicate.

Nell’effettuare un recupero verso l’alto, non bisogna dimenticarsi infine di attuare quei sistemi che impediscano un’inversione involontaria dello scorrimento delle corde, cioè una perdita della corda recuperata o, ancora peggio, la caduta verso valle dell’infortunato.

Come intuibile, sarà poi cura del torrentista decidere quale impiegare a seconda della situazione, considerando anche che vi è differenza tra il recuperare una persona che collabora o una persona inerme.

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