Camminata in ambiente

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Versione delle 16:43, 15 gen 2013, autore: Francesca.danesin (Discussione | contributi)

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Tecnica di esecuzione

Per quanto possa sembrare strano, la prima cosa che deve imparare il torrentista quando entra in una forra è proprio camminare. Non va dimenticato che ci si trova in un ambiente nuovo, con caratteristiche decisamente diverse da quello a cui si è normalmente abituati. Le rocce sono spesso scivolose, si cammina su un terreno sconnesso e spesso, muovendosi nell’acqua, non si vede dove si appoggiano i piedi.

Come prima cosa, bisognerà evidentemente adattare il proprio passo alle caratteristiche del fondo da percorrere. È vero che un buon passo spedito a volte può essere necessario, soprattutto se vi è la necessità di uscire al più presto dall’ambiente in caso di maltempo. È però anche vero che un piccolo infortunio, causato da un piede messo male, può costringere la squadra ad organizzare un’operazione di autosoccorso, rallentando, se non bloccando, l’uscita del gruppo. Va quindi trovato il giusto equilibrio nei movimenti. Bisogna evitare di fare, letteralmente, il passo più lungo della gamba, per non rischiare di sbilanciarsi scivolando.

Zaini e kit-boule vanno regolarmente indossati sulle spalle. La brutta abitudine di trascinare un sacco con la corda tenendolo in mano comporta un aumento della fatica, la possibilità di cadere e l’eventualità di perdere la presa, guardando la corda trascinata via dalla corrente al di sotto della cascata. Quindi, bando alla pigrizia e si inserisca ogni volta il kit-boule nello zaino, o in spalla (è superfluo dire che questa regola non si applica nel caso di calate consecutive).

Camminando su sassi, situazione tipica, ad esempio, del greto di un torrente, l’ideale è mantenere il corpo sempre alla stessa altezza, evitando di scendere da un sasso per poi risalire su quello successivo. Una buona soluzione è quella di cercare di sfruttare la parte superiore dei sassi per appoggiare i piedi, uno dopo l’altro. Così facendo si risparmiano energie preziose e si riduce la possibilità di inciampare o di sbattere gli stinchi sulle pietre. Ovviamente, è fondamentale indossare calzature idonee, dotate di una suola con una buona aderenza, e avere lo zaino ben indossato, per evitare che possa far perdere l’equilibrio alla persona.

Nelle forre con fondo sabbioso, bisogna cercare di camminare il meno possibile sulla sabbia e sfruttare al massimo i sassi o le rocce. Questo serve ad evitare di distruggere i micro-ambienti che si sono creati, risparmiando così animali e microrganismi che vivono sul fondo. Un’altra buona regola è quella di nuotare non appena possibile. L’acqua è fatta per nuotare, non per camminare. Nuotando non si calpesta il fondo, riducendo così i possibili danni.

Da evitare sono anche le pozze di acqua putrida. Una sana abitudine è quella di fermarsi ogni tanto e scoprire quanta vita c’è all’interno di queste pozzanghere. Spesso si trovano al di fuori del normale corso d’acqua, in zone protette dalla corrente, ma purtroppo proprio sulla linea del percorso che farà il torrentista. Basta scavalcarle o girarci intorno e la natura ne sarà grata.

Vi sono poi una serie di fattori che possono causare un senso d’angoscia: la mancata conoscenza della gola, magari molto incassata e cupa, la fame e la stanchezza, la disidratazione, l’ipotermia o, per quanto strano, l’ipertermia. Sono elementi da non sottovalutare, soprattutto dal punto di vista psicologico. Il capogruppo dovrà tirare fuori tutte le sue doti di leader, mentre i componenti della squadra dovranno dimostrare di essere veramente un unico gruppo.

Come regola, quindi, la squadra deve rimanere unita. Nessuno deve essere lasciato indietro da solo per alcun motivo. Si pensi ad una persona stanca e affaticata, che si trova isolata dai suoi amici e che, a causa di un calo nell’attenzione, scivoli e si faccia male. Prima che i compagni davanti se ne possano accorgere, il tempo è volato e le conseguenze potrebbero essere molto gravi. D’altronde, un buon leader deve saper considerare soprattutto i più deboli del gruppo.

Nei canyon asciutti, con alte temperature, è opportuno togliersi la muta, almeno la parte superiore. Il neoprene impedisce una corretta sudorazione, aumentando il rischio di ipertermia, con la conseguenza di un possibile colpo di calore. Analogamente, salvo che in ambienti molto freddi, è anche una buona regola aprire la cerniera della giacca della muta, per permettere appunto l’evaporazione del sudore.

Infine, nelle lunghe camminate bisogna ricordarsi di fare delle soste periodiche, per dare il tempo alle persone di mangiare una barretta energetica e di bere. E di ricaricare un attimo le proprie forze.

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