Allestimento a valle

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Indice

Premessa

Compito del primo che scende è quello di tensionare la corda portante della teleferica, individuando l’ancoraggio idoneo. Avere la fortuna di trovare due punti di ancoraggio già predisposti a valle per realizzare una teleferica, significa trovarsi in una forra molto frequentata, probabilmente attrezzata secondo le linee guida ProCanyon oppure percorsa precedentemente dalle squadre di soccorso del CNSAS, che hanno provveduto ad attrezzarla per le esigenze dell’intervento.

Il più delle volte, se ci sono ancoraggi già predisposti, si limitano alla presenza di fix sulla parete di fronte alla calata; normalmente, solo chi conosce bene la forra sa dove questi si trovino e spesso è comunque necessario aguzzare la vista per individuarli. Ecco un altro valido motivo per avere sempre nella sacca d’armo delle piastrine con foro da 10 mm e dei dadi di scorta per i fix.

Una valida alternativa è data dalla possibilità di utilizzare armi naturali, quali grossi alberi o massi, a condizione che siano posti sulla linea teorica ottimale della teleferica e che siano ben solidi, in grado di sopportare la tensione esercitata dalla portante.

Ma se nessuna delle condizioni precedenti è realizzabile, si può fare un ancoraggio umano, sfruttando il primo che è sceso portandosi dietro la corda. Tra l’altro, questa è una tecnica che permette una velocissima esecuzione, adatta quindi in quelle situazioni nelle quali è necessaria una certa velocità nella progressione e fattibile nella maggior parte delle situazioni.


Obiettivo

Tensionare a valle la corda portante della teleferica, da parte del primo che scende.


Materiale utilizzato

  • La corda portante della teleferica
  • Uno spezzone di corda intera o una fettuccia (o il capo terminale della corda di calata)
  • Due moschettoni con ghiera per collegare gli eventuali due punti di ancoraggio
  • Due moschettoni con ghiera, dei quali almeno uno HMS
  • Un bloccante meccanico, o un cordino di kevlar per realizzare un nodo autobloccante


Tecnica d’esecuzione

  • Dopo essersi accordato con il compagno che gestisce la teleferica dall’alto sui segnali da utilizzare, il primo potrà iniziare a calarsi
  • Avrà cura di regolare la lunghezza della corda non a misura, ma, con l’usuale sistema di fischi, farà in modo di arrivare nella pozza di ricezione con circa 3 metri di corda in uscita dal discensore
  • Appena giunto in acqua, segnala con i tre fischi convenzionali (“li-be-ro”) il suo arrivo; attenzione: in questo caso, il segnale indica all’attrezzista, che manovra in alto, di di liberare la corda dall’otto a battuta e di filarla rapidamente fuori dal kit-boule, per dare la possibilità al primo di portarsi velocemente fuori dalla vasca, portandosi dietro la corda
  • Uscito dalla vasca e portatosi in una posizione sicura nel punto in cui allestirà l’ancoraggio a valle, recupera tutta la corda; a monte, la corda si bloccherà nel momento in cui il nodo tampone, precedentemente preparato, andrà a battuta sull’anello dell’ancoraggio
  • Predispone quindi l’ancoraggio per tensionare la corda, agganciandovi nell’asola formata un moschettone HMS
  • Con la corda usata per calarsi, realizza su questo moschettone HMS un nodo mezzobarcaiolo, orientato in posizione di recupero, verificando di aver chiuso la ghiera
  • Sulla corda da tensionare costruisce con un cordino in kevlar un nodo autobloccante machard oppure vi fissa un bloccante meccanico:
  • Agganciando al bloccante un moschettone, ripassa la corda che esce dal nodo mezzobarcaiolo, costruendo così un paranco semplice e spinge il bloccante più in alto possibile
  • A questo punto, tira la corda allo spasimo, per tensionarla e convertendone così la funzione da corda di calata a corda portante per la teleferica
  • Una volta raggiunta la tensione necessaria, blocca il nodo mezzobarcaiolo con un’asola e con la relativa controasola di sicurezza; attenzione: è fondamentale, prima di bloccare il nodo mezzobarcaiolo, che questo venga ribaltato portandolo in posizione di “calata” (tensionandolo era invece in posizione di “recupero”)
  • Conclusa l’operazione di tensionamento, smonta il bloccante
  • Come ultima fase, comunica come concordato il segnale di “li-be-ra”
  • L’assicuratore a monte, ricevuto il segnale di “li-be-ra”, fa scorrere sulla corda portante il kit-boule, agganciato con un moschettone o, meglio, con una carrucola, in modo da filare la corda di calata
  • Il compagno a valle sgancia quindi il kit-boule dalla corda portante e, dopo averne sfilato alcuni metri, collega la corda di calata all’ancoraggio con un nodo di vincolo
  • I componenti della squadra possono ora iniziare la discesa, inserendo il discensore nella corda di calata e vincolandosi con le longe, meglio se tramite una carrucola, alla corda portante, come descritto nella scheda


Allestimento alternativo con ancoraggio umano:

  • Verificata l’assenza di qualsiasi possibile armo naturale o artificiale, il primo recupera alcuni metri di corda e la inserisce nel proprio discensore in configurazione ad otto veloce e bloccandola in posizione dì’attesa
  • Arretra quindi con il proprio corpo per tensionarla, sedendosi in una posizione stabile in modo da offrire la maggiore resistenza possibile alla trazione che sarà esercitata durante la discesa dei compagni, puntando i piedi contro un masso o contro il terreno
  • Come ultima fase, comunica come concordato il segnale di “li-be-ra”


Osservazioni

  • La corretta costruzione dell’anello di corda attorno all’ancoraggio naturale (albero), prevede che si faccia prima un giro morto con la corda attorno allo stesso, e solo successivamente si chiuda l’anello.
  • Per chiudere l’anello di corda attorno ad un ancoraggio naturale si possono usare diversi tipi di nodi; uno dei più indicati per la semplicità nell’esecuzione è il nodo bandiera nel doppino, che ha, tra l’altro, la non trascurabile caratteristica di consentirne un facile sbloccaggio anche dopo essere stato sottoposto a forti carichi
  • Se per tensionare la corda si disponesse solamente di un bloccante meccanico statico, tipo croll, basic, maniglia, ecc, si tenga ben presente che questo tipo di bloccanti, a causa dei dentini accuminati usati per ancorarlo alla corda, rischiano di lesionarne la calza.
  • Nell’eventualità che il primo non sia riuscito a tensionare a sufficienza la corda portante, una volta che sia sceso il secondo, potrà ripetere l’operazione facendosi aiutare da questo.


Pericoli nella realizzazione o utilizzo, possibili errori di esecuzione

  • Attenzione: per collegare i due punti di ancoraggio non usare una fettuccia in dyneema ultrastretta, larga solo 6 mm.; se in condizioni normali la resistenza alla rottura è pari a 22 kn, questa si riduce vertiginosamente dopo aver eseguito i due nodi necessari per realizzare l’ancoraggio semimobile.
  • In forra, è indubbiamente sconsigliato sostituire l’ancoraggio semimobile con uno mobile, vista la non remota possibilità di caduta di pietre che potrebbero tranciare la corda.
  • Con ancoraggi naturali, prima di iniziare a tensionare la corda, verificare attentamente che l’anello costruito intorno all’ancoraggio naturale sia ben vincolato e che sia impossibile un’eventuale scivolamento verso l’alto. In particolare, usando come ancoraggi massi, bisogna stare molto attenti che la corda non scavalli. Questo si previene con una perfetto allineamento tra l’asse della corda portante e la linea di carico dell’ancoraggio e mantenendo sempre la trazione nella stessa direzione.
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